Ecco
una nuova bella e logica linea sulla parete Nord di Cima Mosca, la
poderosa piramide di roccia che si erge sopra il Vajo dei Colori,
montagna simbolo dell'alpinismo invernale sulle Piccole Dolomiti grazie
agli
affascinanti itinerari che la percorrono e, soprattutto,
all'immagine di copertina dell'ormai introvabile guida Vajo che
passione di Tarcisio Bellò. Ed è proprio prendendo spunto da una
delle ultime linee aperte da Tarciso Bellò e compagni, il Vajo Filo
d'Arianna, che è nata la nostra idea di tirare su una linea diretta
in centro parete, quando le condizioni lo avrebbero permesso.

Vajo BettegaMaslowsky o via
ItaloPolacca (foto Tarcisio Bellò)
>> cliccate sulle immagini per ingrandirle
<<
L'occasione si è presentata domenica 16
gennaio, con condizioni di innevamento perfette. Lo sviluppo è sui 400
metri. Il primo e l'ultimo quarto hanno le caratteristiche del vajo vero
e proprio, su solchi ben marcati e innevati. 9 tiri di corda mai
superiori ai 30 metri per obiettiva pericolosità se più lunghi.
Difficoltà, fuori dai canali (tra i 50 e gli 80°), mai banali, a volte
molte sostenute, con passi di misto di V o VI, circa
:-[ è difficile
valutare il misto al giorno d'oggi, una difficoltà di per sé poco
determinabile e molto variabile, e che negli ultimi anni ha visto
imbavagliare la sua poco-determinatezza su pareti preventivamente attrezzate,
più determinabili, tanto da permettere di rompere gli argini che
contenevano le difficoltà tecniche del misto classico, contenute per
congenita natura delle pareti e delle protezioni naturali che esse
offrivano ]-: I ramponi non si
possono, in pratica, togliere mai, dall'inizio alla fine. I tratti prevalentemente
rocciosi sono tutti stati collegati mediante arrampicata su effimeri
lenzuoli di neve. Soste a volte scomode. Sconsigliata la ripetizione a
cordate di tre.
Le vie del grande Ottone Menato, uno dei più importanti esploratori
delle montagne vicentine, stanno a dx e a sx, come si vede egregiamente
nella guida di Pieropan, nello schizzo a pag. 169, che per quanto
approssimativo, coglie inequivocabilmente le linee della montagna (le
stesse relazioni, LAV 1958, confermano senza equivoci l'indipendenza
della nostra linea). D'altra parte salire questa parete d'estate, dove
molto si muove, è
davvero un gioco d'azzardo.
Penso che la definizione di vajo stia alla nostra via, come nota
giustamente Bellò, un po' stretta. Nondimeno metà della via ha le
caratteristiche del vajo e abbiamo preso spunto dalla sua importante
realizzazione sulla stessa parete, il
Vajo Filo d'Arianna,
le cui caratteristiche ci sembrano le stesse.
Ci sembrano: appena si presenterà l'occasione andremo a ripeterla, così
da poter valutare in modo migliore il nostro itinerario. Comunque sia, vajo o non vajo,
la linea è davvero bella e molto logica quando nella logica di chi la
percorre entrano le alte difficoltà. E noi ci siamo divertiti molto,
come si potrà osservare dall'eterno sorriso del mio compagno, Ivo
Ferrari, e dalla prolifica serenità che ci ha permesso di raccogliere
moltissime immagini. Per il momento le foto sono a senso unico e
aspettando le diapositive di Ivo pubblico le mie sperando divertano lo
stesso i nostri lettori.
Un'ultima cosa: la nuova via è stata
chiamata curiosamente Vajo Bettega-Maslowsky, o Via
Italopolacca, due nomi in apparenza altisonanti: Bettega è il
cognome di una dinastia di grandi guide alpine dolomitiche, mentre il secondo cognome
ricorda il rigore e le capacità degli alpinisti polacchi nelle
ascensioni invernali. In verità è un omaggio alle nostre compagne,
Martina Bettega, mia moglie, e Federica Maslowsky, fidanzata lecchese di
lontana origine polacca del mio simpatico amico bergamasco. Simpatico e
pazzerello. Non ci credete? Fate un salto nella prima foto di via e vi
accorgerete che le corde stanno andando su da sole mentre io mi stavo
ancora imbragando! Appena il tempo di tirare fuori la macchina digitale
per poi iniziare una ripida rincorsa.
Buone arrampicate.
Alberto Peruffo
Montecchio Maggiore, 21 gennaio
2005
__________
DESCRIZIONE:
A metà del Vajo dei Colori, in corrispondenza della curva
che porta a sx sul Vajo Valdagno, a dx sul primo importante
restringimento (proseguendo ancora a dx si va sul Vajo nascosto), si
sfiora la parete Nord di Cima Mosca. Sul punto più basso inizia un
ripido canale.
1 lungh: si percorre tutto il canale, con qualche passo di misto, fin
sopra a una cornice che delimita una prima parete, dove si fa sosta.
2 lungh: si attraversa a
sx e si sale per uno stretto canalino fino alla base di un diedro
camino.
3 lungh: si percorre il
diedro camino, obliquando a dx su difficile passaggio obbligato.
4 lungh: zigzagando su
neve ripida si arriva a ridosso di una verticale parete. Delicatamente,
sempre su neve, si attraversa a dx per fare sosta nei pressi di una
nicchia, sotto a un salto.
5 lungh: ci si alza con
difficile passaggio e verticalmente si raggiunge la base del
caratteristico diedro-camino a forma di mezzaluna, ben evidente dal
basso.
6 lungh: si percorre
verticalmente il diedro ghiacciato fino a una nicchia, sotto a
pronunciati strapiombi.
7 lungh: si attraversa a
dx su esile cengia nevosa per aggirare lo spigolo, dove un lenzuolo di
neve permette di raggiungere una comoda cengia
8 lungh: obliquando a sx,
si rimonta in cima un pilastro, dalla cui sommità si prende un verticale
salto di ottima roccia. Con gradoni e delicati passaggi verso dx si
arriva alla base dell'ultimo sbarramento roccioso.
9 lungh: lo si supera con
due difficili passaggi, il primo dei quali, per evitare un sicuro
sbandieramento, lo si supera aiutandosi in appoggio con il ginocchio (il
cosiddetto MGdEX, misto ginocchio destro estremo ;-). Si raggiunge
infine un'affilata cornice nevosa che delimita l'anticima Nord di Cima
Mosca
Si prosegue in conserva
verso sinistra per c. 150 metri su ripidi pendi nevosi e uno stretto
canale che porta ai gradoni di vetta.
Avvicinamento: dal Rifugio Campogrosso
o dal Rifugio alla Guardia per il Vajo dei
Colori (1 ora e 30)
Discesa: da Cima Mosca si scende per la Cresta Sud e per il Boale
Mosca (1 ora)
Tempi di Salita: 4 ore
Dislivello totale:
c. 750 metri da Campogrosso, c. 1050 dalla Guardia.
Materiale:
alpinistico invernale completo, 1 piccozza, 1 martello, chiodi e friend.
Bibliografia:
TARCISIO BELLO',
Vajo che passione - Alpinismo invernale in Piccole Dolomiti e Pasubio,
Valdagno 2000
GIANNI PIEROPAN, Piccole Dolomiti Pasubio,
Guida CAI-TCI 1978
Collegamenti:
Hypermosca e
Intramosca
Filo d'Arianna